A Milano le tavole originali esposte al Caffè Fnac
Torna in libreria «Mostri», il libro di Tiziano Sclavi, che nel 1994 vinse il Premio Scerbanenco. Il volume, nella nuova edizione pubblicata da Edizioni Bd, è illustrato da Federico Maggioni ed è stato presentato ieri sera a Milano alla libreria Fnac, dagli autori e da Ferruccio De Bortoli, direttore del «Corriere della Sera», già direttore del «Corriere dei Ragazzi», al tempo in cui vi lavorava Tiziano Sclavi, futuro creatore di Dylan Dog. Le tavole originali di Federico Maggioni saranno esposte al Caffè Fnac fino al 28 marzo.
Su questi letti d’ospedale ho visto tanti veri «mostri
E poi, in un’altra stanza, nel primo letto c’era un uomo con tre gambe, nel secondo un uomo enorme il cui corpo era una massa unica da cui spuntavano piccole mani e piccoli piedi, nel terzo un uomo molto magro, trasparente, e gli si vedevano i muscoli, le vene, i tendini, e in un altro letto c’era un uomo dalla cui fronte spuntava un corno, come quello di un rinoceronte, ma voltato verso il basso. C’è, insomma, quest’ospedale abitato da «mostri» e, mostruosi, si definirebbero anche Ciccio, Gnaghi e Sam i tre protagonisti di Mostri, romanzo di Tiziano Sclavi (Broni, 1953), scritto alla metà degli anni Settanta, pubblicato soltanto una decina di anni dopo da Camunia, vincitore del Premio Scerbanenco nel 1994, e che oggi le Edizioni Bd mandano in libreria in una nuova edizione, impreziosita dalle splendide illustrazioni di Federico Maggioni e da un’originalissima impaginazione grafica. Maggioni è uno dei più bravi illustratori italiani (Sclavi dice che è «il più grande») e le sue opere sono state pubblicate sulle più importanti riviste italiane e non solo, e in centinaia di libri. Con Sclavi collabora fin dai tempi del Corriere dei Piccoli e poi del Corriere dei Ragazzi, ed è stato il grafico di quella straordinaria rivista che fu Pilot, diretta da Sclavi ed edita da Sergio Bonelli. In Mostri, Maggioni tesse un discorso di eleganza onirica che, oltre le singole pagine illustrate, attraversa tutto il libro con invenzioni grafiche, con schizzi e pennellate di colore verdino. Quasi una sublimazione del sangue e degli umori corporei che riempiono il romanzo che descrive le giornate spese tra letti, padelle e pappagalli, flebo, prelievi di sangue dei pazienti, ricoverati-reclusi in un ospedale che assomiglia a un lager. Portati lì da ogni dove, da circhi e baracconi, strappati da cucce di dolore e di abbandono e che pure, in questo luogo di contenzione, riescono a trovare spazi di umanità e solidarietà, a cominciare dalle infermiere che li accudiscono. Sclavi racconta tutto con frasi secche, capitoli in forma di frammenti, secondo una tecnica sequenziale che è già fumetto. Ci aggiunge la sua consueta e sottile capacità ironica ma fortemente rispettosa del dolore che mette in scena. Del resto, ci racconta Tiziano Sclavi, «il romanzo viene da una mia esperienza di due mesi in un ospedale molto simile a quello descritto. E poi dalla visione di un libro con disegni e foto di veri “mostri”. Straziante. In più c’è il fatto che io con i mostri mi sono sempre identificato». Più che altro i pazienti dell’ospedale sembrano un campionario di freaks, di fenomeni da baraccone come si diceva un tempo, come quelli del celebre film Freaks di Tod Browning. Non è un caso, dunque, se uno dei personaggi del libro si chiama proprio Browning. «Sicuramente - conferma Sclavi -. C’è anche un’intera scena tratta da Freaks , quella del tronco umano che si accende una sigaretta usando solo le labbra. Ma il romanzo è un omaggio in generale al cinema di Browning, non solo Freaks ma anche, per esempio, The Unknown». Nella narrativa di Sclavi (e quando diciamo narrativa intendiamo tutta: quella scritta e quella disegnata dei suoi fumetti) il riferimento alla condizione umana, alla sofferenza, alla diversità e alla malattia sono delle costanti. Alcuni storici numeri di Dylan Dog hanno affrontato queste tematiche e anche il penultimo numero della serie, Mater Morbi, scritto da Roberto Recchioni, tratta il tema della malattia e della morte. È fin troppo facile vederci un riferimento ad alcune difficili e dolorose vicende personali di Sclavi stesso. Ma, forse, c’è di più. «Ho sempre pensato - ci dice lo scrittore - che chi è felice difficilmente si mette a scrivere, bisogna essere almeno un po’ disperati. Ho solo messo in scena i miei incubi, e lo stesso ha fatto Recchioni in quella bellissima storia. Scrivere è un po’ come la psicoanalisi, con il vantaggio che non si paga e anzi se va bene pagano te. E poi per raccontare sofferenza e diversità basta guardarsi intorno». In questi giorni, in occasione del trentennale dalla morte di Franco Basaglia, si è tornati a parlare della sua legge che abolì i lager manicomiali. Chiediamo a Sclavi se c’è qualcosa della sua sensibilità per gli esclusi e i diversi che deve al pensiero di Basaglia. «Sicuramente - ci risponde -. Io i manicomi li ho frequentati di persona, e ho sempre visto nei ricoverati una grande dignità non riconosciuta. Parlo di diritto alla vita, per i “freaks” come per i cosiddetti “normali”». Normali o mostri: già, ma oggi, chi sono i veri mostri? «L’elenco sarebbe troppo lungo - conclude - diciamo solo la volgarità, la stupidità e l’ignoranza».
[ciò è buono] adoro Dylan Dog! :)
Scritto da: anto | 02/18/2010 a 11:14 p.
Anch'io Anto! Anche se devo ammettere che da quando il buon Tiz aveva lasciato le redini della sceneggiatura lo leggevo già di meno...anche se Paola Barbato aveva mantenuto sostanzialmente la serie su di un buon livello ma.....ora che da quest'anno il responsabile della testata è l'orrido baby sceneggiatore Gualdoni Giovanni beh....leggo sempre i commenti in rete prima di acquistare, chissà, magari c'è una bella storia ogni tanto ma non è più la regola!
Scritto da: Atom | 09/02/2010 a 11:44 m.